Be nice 2021

Be nice 2021. La prima richiesta che facciamo al nuovo anno è di essere buono e gentile con noi, in sostanza di non essere come il suo predecessore. Naturalmente siamo tutti d’accordo nel desiderare qualcosa di meglio per il nostro presente, ma forse dovremmo anche cambiare punto di vista. Anziché chiedere al 2021 di essere “nice”, perché non proviamo noi in primis ad esserlo?

Bye Bye 2020. Be nice 2021

Quanto abbiamo imparato dal 2020 è una domanda che sempre più spesso mi pongo. Non avremo la risposta oggi e ne siamo tutti certi, servirà più tempo per assimilare le lezioni di un anno indimenticabile. Non ricordo di aver mai descritto qualcosa di negativo come “indimenticabile”: eppure il 2020 è così e sarà difficilmente dimenticato. Ma servirà anche tempo per osservare i reali cambiamenti della pandemia; molti di essi sono già evidenti e ci conviviamo, più o meno pacificamente, da marzo, altri si manifesteranno nel lungo periodo e dovremo imparare ad affrontarli.

Il 31 dicembre usciva su Corriere un bellissimo articolo di Paolo Giordano, che mi ha portato a riflettere sull’importanza di essere presenti, nel qui e ora: rincorro questo concetto da molti anni e spesso fatico ancora a tenere la mia mente ferma. Ferma non significa inattiva, ma davvero connessa all’oggi senza preoccuparmi di quel che accadrà domani. Penso contemporaneamente che avere uno sguardo proiettato al futuro sia positivo, ma la vera fatica è tenere questo sguardo lontano dall’ansia dell’ignoto e dal desiderio di controllarlo.

Paolo Giordano scrive: “Nel frattempo, ricordiamoci che questo vivere non è e non è stato un essere morti né comatosi, se non per i troppi che sono morti davvero. Per noi altri è vivere un po’ meno magari, un po’ più faticosamente, ma è comunque vivere.”

Be nice 2021

Forse, dovremmo smettere di chiedere agli altri, persino al tempo, di essere gentile con noi. Possiamo provare ad essere noi quelli gentili, anche verso noi stessi non solo verso gli altri, rispettosi della natura, riconoscenti di quello che abbiamo, radicati a terra, ai nostri valori e pronti al cambiamento.

Lo sport ce lo insegna. Nel momento in cui cominciamo ad allenarci per una gara affrontiamo l’imprevisto e cominciamo a cambiare. Inizialmente non siamo in grado di correre 21km, poi i 30km arrivano leggeri (per modo di dire) e la maratona si concretizza (prima o poi anche per me, ne sono più che sicura). Capitano infortuni, giornate difficili, a volte ce la prendiamo con gli altri, non ascoltiamo il nostro corpo e impediamo ai nostri pensieri di essere costruttivi. Ecco allora che “be nice” prende davvero forma e ci insegna qualcosa. Credo che un po’ di rabbia prima di tutto questo processo sia più che consentita.

In questo articolo la corsa appare solo nelle ultime battute, ma è sempre presente come nostro punto fisso di osservazione.

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